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Covid e alimentazione: ecco le nuove abitudini alimentari in cucina e a tavola

Non c’è che dire, il 2020 ha segnato una cesura profonda in tutti gli aspetti della nostra quotidianità, portando insieme allo sconvolgimento degli stili di vita a cui eravamo abituati anche nuove abitudini alimentari e nuovi valori.

Chi più e chi meno, tutti noi abbiamo visto trasformarsi il modo in cui lavoriamo, interagiamo con gli altri, ci spostiamo e… come mangiamo!

Sembrano lontanissimi i tempi in cui potevamo concederci un pasto veloce alla trattoria sotto l’ufficio, o una bella pizzata insieme agli amici in una sala gremita di altre persone, così come cenette a lume di candela e aperitivi che sconfinavano in post dinner senza soluzione di continuità.

Eppure, anche se abbiamo dovuto imparare a rinunciare ai piaceri della convivialità “allargata”, il 2020 ci ha portato a riscoprire antiche ricette, sapori dimenticati e rituali culinari abbandonati.

Accanto all’asporto e alle consegne a domicilio, il 2020 è stato l’anno della cucina… tanta cucina.

Tutti ai fornelli!

Tra ristoranti e bar chiusi, con al massimo l’alternativa del take away, la necessità per molti di tirare la cinghia per risparmiare sul superfluo e il dilatarsi del tempo da riempire, la cucina è tornata prepotentemente a essere la regina della casa, il luogo preferito dove passare i lunghi giorni di obbligo domiciliare.

Ecco allora fioccare le migliaia e migliaia di foto, post, tutorial e video di pane, pizza e dolci fatti in casa che hanno invaso le bacheche di tutti i social.

Tanto che a un certo punto del lockdown lievito, uova e farina hanno cominciato a scarseggiare nei supermercati: dati alla mano, prima di Pasqua 2020 gli ingredienti per la panificazione e la preparazione dei dolci hanno visto un’impennata nelle vendite che ha sfiorato in alcuni casi, come per la farina, il +213% rispetto alla richiesta nello stesso periodo dell’anno precedente.

È vero, siamo ingrassati, abbiamo mangiato tanto ma non per questo il periodo di quarantena è tutto da buttare dal punto di vista alimentare. Per quel che concerne la forma fisica, infatti, molto è dipeso dalla sedentarietà e dall’impossibilità di fare movimento. 

FASE 0: abbiamo mangiato di più e meno cibi freschi

La corsa allo zucchero e al junk food in un primo momento sembrava inarrestabile: cibi in scatola, prodotti confezionati, conserve, surgelati e scatolame vario sono letteralmente andati a ruba, come gli ormai celebri ceci del primo episodio di Rebibbia Quarantine di Zerocalcare.

La tendenza all’accumulo, per il timore di non sapere né quanto né quando sarebbero stati disponibili gli alimenti preferiti, ha portato gran parte degli italiani a un consumo minore di cibi freschi che richiedono un’attenzione maggiore per il mantenimento e la conservazione sul lungo periodo.

FASE 1: la riscoperta del piacere di cucinare

Nuove abitudini alimentari covid, pane e verdure

Al moltiplicarsi del tempo da dedicare alla preparazione dei pasti e dei momenti da spendere intorno alla tavola è equivalso un progressivo abbandono dei prodotti processati e confezionati, facendo riscoprire agli italiani il vero piacere della cucina e nuove abitudini alimentari. Alzi la mano chi non ha nemmeno pensato di provare a fare un pane, una pizza fatta in casa o una marmellata con la ricetta della nonna!

I prodotti da forno e i dolci hanno dato molta soddisfazione a molti, sia nel prepararli che nel proporli alle tavole virtuali e non. Anche perché il conforto degli zuccheri e dei carboidrati è un istinto naturale e ancestrale: nei periodi di stress tendiamo a preferire questo tipo di cibo che restituisce energia immediata e appagamento del palato.

In moltissimi hanno sperimentato nuove ricette, rivisto quelle della tradizione, recuperato quelle della mamma o della nonna.

Secondo uno studio di EIT food condotto su 10 paesi europei, l’Italia è tra le prime tre nazioni per tempo speso nel cucinare e nel mangiare insieme, e la prima per percentuale di rinuncia di pasti pronti o precotti.

FASE 2: il ritorno alla dieta mediterranea

Dopo un primo periodo in cui molti si sono ritrovati con le mani in pasta e qualche chilo in più, preso tra uno spuntino di troppo e uno snack davanti alla televisione cui si poteva rinunciare, le nostre abitudini alimentari hanno subito una svolta positiva parzialmente inattesa.

Via via sempre più persone hanno iniziato a mangiare meno e meglio, dando spazio a un’alimentazione più salutare, basata sulla scelta di frutta e verdura fresca, spesso consegnata a domicilio da aziende e piccole filiere locali.

Secondo una ricerca dell’Università di Tor Vergata, tra marzo ed aprile 2020 è aumentata la richiesta di legumi, vegetali, pesce e formaggi a discapito di carne e insaccati. La chiave di questo cambiamento è stata proprio la disponibilità di tempo da dedicare alla cottura di legumi e ortaggi, cui spesso si rinuncia in favore di pasti veloci e solo da scaldare.

Buone pratiche acquisite durante il Covid

Dai sondaggi e dalle rilevazioni effettuate durante il periodo di quarantena è emerso un quadro abbastanza sorprendente delle nuovi abitudini alimentari acquisite.

Il recupero della colazione, questa sconosciuta

La prima colazione, per molti nutrizionisti e dietologi il pasto più importante della giornata, è diventata un vero e proprio rituale per molti.

La pandemia ha consentito alle famiglie di ricominciare le giornate insieme e di correggere l’abitudine poco sana ma molto diffusa di fare colazione prendendo un caffè al volo al bar, per lo più in piedi, o un cornetto per strada.

Meno sprechi alimentari

Gli sprechi alimentari sono diminuiti grazie anche a un grado di oculatezza nel fare la spesa che prima non ci apparteneva. Vuoi che sia per risparmiare, vuoi perché abbiamo più tempo da dedicare alla preparazione dei pasti, scegliamo meglio e con più misura rispetto a prima della pandemia.

La pianificazione dei pasti ha quindi permesso di far finire sempre meno cibo nella pattumiera, un trend positivo registrato già all’inizio del 2020 con l’aumento della consapevolezza e della sensibilità alle problematiche ambientali.

Più attenzione alla scelta del cibo e ai prezzi, per una spesa consapevole

Abbiamo imparato a leggere le etichette e a “fare economia”, come dicevano le nonne di una volta: invece di andare al supermercato e lasciarci ispirare da quello che propongono gli scaffali, il periodo Covid ci ha spronati a fare la lista della spesa, a cui attenersi anche per non introdurre dentro casa troppe tentazioni controproducenti.

E c’è anche chi ha approfittato degli “spostamenti necessari”, come quelli appunto verso i supermercati, per fare due passi in più e confrontare offerte e prezzi per procurarsi lo stesso prodotto ma nel posto più conveniente.

Tra le nuove abitudini alimentari anche la spesa da casa

Con le restrizioni e la paura di contrarre il virus in ambienti affollati o frequentati, sempre più persone si sono affidate alla spesa online, facendo registrare un aumento del 45% di prenotazioni rispetto al pre-Covid.

Questa scelta, tutt’altro che banale, si è rivelata essere anche ecosostenibile, riducendo gli assembramenti nei supermercati e le emissioni dovute agli spostamenti per raggiungerli.

FASE 3: buoni propositi per il 2021

In sostanza il Covid ha portato una revisione degli stili alimentari di tutti soprattutto lungo gli assi del tempo, delle relazioni e delle modalità acquisto.

Questi cambiamenti si radicano in un tessuto sociale in cui la disponibilità economica ridotta e la necessità di accedere ad alimenti salutari a basso costo saranno sempre più centrali nel post-pandemia. Ecco quali sono le previsioni per il futuro della dieta, intesa alla greca “stile di vita”.

La predilezione per il km0 e per i prodotti nostrani

Forse perché è convinzione che il Covid si sia diffuso da un mercato di carne esotica in Cina, o forse perché la pandemia ha scosso più di una coscienza sulla tematica ambientale, sempre più italiani e persone nel mondo hanno ripensato e riorganizzato il proprio stile di vita alimentare.

Gli alimenti sicuri, di cui si possa tenere traccia della filiera, trovano oggi molto più favore e domanda rispetto a quelli di importazione.

Mangiare a casa, mangiare meglio

La preparazione dei pasti con risorse genuine e prodotti di qualità ha riproposto la cucina casalinga come validissima alternativa se non addirittura preferita sostituta del mangiare fuori.

Un buon piatto preparato a casa, dove si possano controllarne ingredienti, modalità di cottura e di conservazione, rassicura al momento più di andare al ristorante.

Food trend 2021

Tra i food trend 2021 si assestano le preparazioni fatte in casa a base di farine, la riduzione del consumo di carne e insaccati in favore di frutta, legumi, verdure e prodotti biologici, il ritorno alla dieta mediterranea.

La tendenza è dunque quella verso un’alimentazione salutare, con la speranza di poterla affiancare anche a un’attività sportiva regolare.

I grandi perdenti del 2021 saranno invece gli alimenti tipici della ristorazione, specialmente fast food e all you can eat, e quelli considerati d’élite.

Marmellata, guida alla preparazioneCategoriesBlog

Guida definitiva alla preparazione della marmellata, buona come quella della nonna

Di albicocche, di pesche, di fichi, ma anche di arance, marroni, susine e persino di cipolle e pomodori: le marmellate sono un’insostituibile fonte di gusto e sapore.

Spalmate sul pane a colazione, servite insieme ai formaggi o inserite come farcitura in tutti i tipi di dolci, le marmellate costituiscono uno spuntino ricco di energia, semplice e salutare.

Un’origine antica

Storie e leggende attribuiscono l’invenzione della marmellata a figure di tutto rispetto. Tra le più favorite troviamo Caterina d’Aragona, nostalgica della sua terra e dei suoi frutti, o Maria de Medici, alla quale per altro, si fa risalire l’improbabile etimologia di marmellata: “Maria ammalata” si riprese, secondo la leggenda, solo con le vitamine contenute nella marmellata di arance siciliane che le fecero recapitare in Francia.

La realtà è che la confettura di frutta ha origini ben più antiche. Già gli antichi greci facevano cuocere lentamente le mele cotogne con il miele in modo da preservarle più a lungo, mentre i romani preferivano immergere la frutta nel vino caldo o nel mosto.

Lo zucchero verrà introdotto nell’alimentazione europea solo nel medioevo, intorno al XII secolo, epoca in cui si può effettivamente parlare della marmellata come la conosciamo noi.

Questioni di lessico: composte, confetture e marmellate

Le chiamiamo marmellate, ma a seconda della modalità di preparazione e del frutto utilizzato hanno nome e consistenze diverse.

  • Composta: è ottenuta dalla mescolanza tra fruttosio e molta frutta, contenuta per i due terzi del prodotto finito. A differenza di confetture e marmellate ha un apporto calorico minore ma anche una durata meno longeva. Si ottiene facendo cuocere lentamente la polpa della frutta con pochissimo zucchero.
  • Confettura: si definisce tale il prodotto della gelificazione di zucchero, acqua e almeno il 35% di polpa di una o al massimo due tipi di frutta a scelta. Se è extra la quantità di polpa o purea utilizzata equivale a poco meno della metà del peso a prodotto ultimato, circa il 45%. Di solito confondiamo questo tipo di preparazione con la marmellata.
  • Marmellata: nel 1982 una Direttiva Europea ha stabilito che la sola e unica marmellata propriamente detta è quella ottenuta dalla gelificazione di zucchero, polpa ed eventualmente scorza di agrumi. Il motivo di tale selezione è riconducibile al fatto che in principio, in inglese, marmalade identificava esclusivamente la marmellata di arance amare. Si può quindi a ragione parlare di marmellate di limoni, cedri, mandarini, arance, bergamotti e pompelmi, mentre per il resto della frutta è meglio ragionare in termini di confetture.

Una tradizione popolare

Ogni nonna amante della buona cucina ha la sua ricetta, tramandata da generazioni e generazioni di mamme, zie e donne di casa che occupavano gran parte del loro tempo a preparare conserve, passate, composte e marmellate, in modo da non sprecare le eccedenze dei raccolti e accumulare scorte alimentari durevoli nel tempo, da mettere in tavola all’occasione, soprattutto durante l’inverno.

Come preparare la marmellata della nonna

Confettura di albicocche

Solitamente la stagione della preparazione delle marmellate coincide con l’arrivo del caldo, anche perché è il momento in cui la frutta è più abbondante e zuccherina.

Pochi ingredienti, un po’ di pazienza e voglia di sperimentare sono i segreti per ottenere una marmellata fatta in casa come quelle di una volta.
Vediamo passo passo quali sono gli step da seguire per ottenere una confettura dalla consistenza densa e cremosa.

Ingredienti

  • Polpa di frutta: deve essere ben matura e per questo motivo si può utilizzare anche la frutta che si è un po’ guastata per essere presentata a tavola.
  • Zucchero
  • Succo di limone
  • *Mele (opzionali)

Le proporzioni tra polpa e zucchero da utilizzare variano a secondo della dolcezza della prima, anche se di norma si suggerisce un rapporto di 1 a 1. Se la frutta è molto zuccherina si possono usare di 2 parti di polpa e 1 di zucchero, mentre se è un po’ più aspra, come nel caso degli agrumi, la proporzione sarà di 3 a 1.

Ad esempio, per una marmellata di more o frutti di bosco potrebbero bastare 1 kg di polpa e 750 gr di zucchero, mentre per quella di albicocche si può usare 1,2 kg di polpa e 600 gr di zucchero.

Procedimento

  • Lavare bene la frutta e in caso di buccia spessa, privarla completamente.
  • Tagliare la frutta a dadini eliminando il nocciolo e parti eventualmente annerite: il peso della polpa andrà calcolato al netto di queste parti scartate.
  • Versare i dadini di frutta in un pentolino alto, insieme allo zucchero e al succo di limone e lasciare macerare per qualche ora finché la polpa non inizia a sfaldarsi.
  • Trasferire il pentolino sul fuoco e cuocere quindi a fiamma bassa per almeno mezz’ora, assicurandosi che il composto non si attacchi sul fondo. Mescolare ogni tanto ma non troppo spesso per evitare la formazione di vapore acqueo.
  • Assicurarsi che il composto abbia assunto una consistenza solida e cremosa.
  • Trasferire il composto ancora fumante in vasetti di vetro sterilizzati e sigillarli immediatamente con il tappo, capovolgendoli.
  • Quando si saranno raffreddati, assicurarsi che si sia formato il sottovuoto riportando il contenitore con il tappo verso l’alto.
  • Conservare fino all’apertura in posto buio e asciutto.

Il famigerato botulino

Si sente spesso parlare del pericolo dello sviluppo di botulino nelle preparazioni fatte in casa, ma per quanto riguarda le confetture il rischio è minimo. La presenza di zucchero infatti inibisce la proliferazione del batterio.

10 consigli della nonna per non sbagliare

Marmellata di lamponi
  1. Scegliere sempre frutta di prima qualità, biologica e non trattata.
  2. Non usare mai le primizie, meglio adoperare la frutta quando la relativa stagione si avvia verso la fine. Questo perché di solito i primi frutti sono quelli meno saporiti della produzione di una pianta.
  3. Per quanto possibile, evitare di usare pectina in polvere come addensante anche qualora si decida di realizzare una confettura senza o con poco zucchero. Esistono alternative più salutari, come l’alga agar agar o direttamente il torsolo delle mele e il succo dei limoni.
  4. Durante la cottura, eliminare via via la schiuma che si può creare sulla superficie del composto a causa delle impurità contenute nella frutta.
  5. Prima di versare la confettura nei vasetti di vetro, bisogna sempre sterilizzali lavandoli in lavastoviglie o facendoli bollire in abbondante acqua per mezz’ora. Questo impedirà la prolificazione dei batteri e la contaminazione del contenuto.
  6. Per il sottovuoto, anche se si riutilizza lo stesso vasetto, meglio usare sempre tappi nuovi.
  7. Se non si è formato il sottovuoto al primo travaso nei barattoli, si può procedere a una seconda sterilizzazione del vasetto contenente la confettura in una pentola con acqua bollente.
  8. Per stabilire se la marmellata è pronta, mettere un piatto in frigo per mezz’ora e, una volta estratto, versare sopra un po’ di composto. Se non scivolerà via, la confettura è pronta!
  9. Prima di consumare la marmellata, lasciarla riposare almeno un mese. Andrà poi finita entro un anno dall’apertura del tappo e conservata in frigorifero.
  10. Prima di assaggiare la marmellata o confettura ispezionarne bene la superficie per verificare l’assenza di muffe.
Come conservare frutta e verdura, frigoriferoCategoriesBlog

Ecco tutti i trucchi per far conservare frutta e verdura più a lungo e sprecare di meno

Come conservare frutta e verdura al meglio per evitare di ridurre al minimo gli sprechi e beneficiare al massimo delle loro proprietà nutritive? La dieta mediterranea prevede il consumo di almeno 5 tra ortaggi e frutti durante il giorno, ma come possiamo ottimizzare la spesa per non dover continuamente andare a comprare frutta e verdura?

Ottimizzare il frigorifero

La gran parte dello spreco alimentare in Italia si registra all’interno delle private abitazioni. Per fretta o per negligenza spesso tendiamo infatti a sottovalutare alcune regole fondamentali che consentono da una parte di preservare al meglio gli alimenti che introduciamo a casa e dall’altra a ridurne gli sprechi.

Partiamo dal frigorifero: cosa va in frigo e soprattutto, dove? Con la pellicola o senza? In contenitori aperti o chiusi? Quali alimenti possono essere conservati in frigo più a lungo e quali vanno invece consumati nel più breve tempo possibile?

Salvo casi particolari, la temperatura ottimale a cui andrebbe tenuto il nostro frigo è di 4-5°C negli scomparti centrali, in cui riporre in appositi sacchetti o contenitori ermetici gli avanzi, i cibi cotti e successivamente raffreddati, i dolci.

Il ripiano più alto, con una temperatura tra i 6 e gli 8°C è destinato a uova, latticini, yogurt e alimenti che vanno consumati entro le 24 ore. Il ripiano più basso è invece la zona più fredda, intorno ai 2°C, dov’è più indicato tenere carne e pesce.

Il cassetto della frutta e della verdura invece ha una temperatura che si aggira intorno ai 7-10°C perché questi alimenti non necessitano di una refrigerazione eccessiva.

Infine, sullo sportello possono essere conservati burro, bibite e vini, dove la temperatura si assesta tra i 10 e i 15°C, anche perché è la parte più soggetta allo scambio di aria fredda/calda ogni qualvolta si apra la porta del frigo.

Come conservare i cibi in frigorifero

La prima cosa che bisogna sapere per mantenere al meglio i cibi ed evitare inutili sprechi è che il frigorifero non andrebbe mai riempito oltremodo.

L’aria fredda deve infatti essere in grado di distribuirsi omogeneamente intorno a tutti gli alimenti. Se riempiamo cassetti e scomparti con troppe cose si ostacola la libera circolazione dell’aria. In questo modo alcune zone del frigo rimarranno più calde, con il conseguente rischio di far marcire gli alimenti prima del dovuto.

Una buona pratica è quella di dividere i cibi per tipologia – carne, frutta e verdura, formaggi, etc – e riporre ciascuno nell’apposito scomparto del frigo. In ogni caso vale la regola FIFO – first in first out, ossia quello che introduciamo per primo a refrigerare va anche consumato per primo.

Frutta e verdura

conservare frutta e verdura

Se non lavata ma già matura andrà riposta nell’apposito cassettone del frigorifero: qui la temperatura, come abbiamo detto, dovrebbe aggirarsi intorno ai 7-10°C, non di meno, altrimenti il freddo potrebbe inficiare sulle proprietà organolettiche dei vegetali. Ad esempio gli agrumi conservati a una temperatura eccessivamente bassa assumono un caratteristico sapore amarognolo.

Ma perché proprio nel cassettone e non in uno scomparto aperto? Per limitare al massimo la perdita di umidità dovuta all’apertura e chiusura dello sportello e alla circolazione d’aria: la frutta e la verdura andrebbero preservate a un’umidità relativa abbastanza elevata, tra l’80 e il 90%.

La lista dei vegetali che possono andare in frigo

In generale, è meglio riporre tutta la frutta e la verdura in sacchetti di carta piuttosto che di plastica, per preservarne la freschezza e l’integrità.
Anche in frigorifero bisogna tenere lontano la frutta dalla verdura, in modo che quest’ultima non marcisca prima del dovuto e non si verifichino casi di cross contamination.

Frutta

  • Agrumi: durante la stagione invernale agrumi quali arance, pompelmi, mandarini e clementine possono essere conservati fuori dal frigo, magari sul terrazzo o sul davanzale, ma solo se la temperatura non sale oltre ai 15-18° e non scende sotto ai 5°C. Come abbiamo detto tendono ad acquisire un sapore amaro se conservati a basse temperature. In frigo, nell’apposito cassetto, durano fino a 2 settimane.
  • Cachi: estremamente deperibili ed effimeri, vanno tenuti in frigo, preferibilmente nella loro confezione coperta, in modo da non schiacciarli. Il tempo di permanenza è tuttavia molto esiguo, massimo 3 giorni.
  • Kiwi: meglio conservarli in frigo, durano fino a una settimana.
  • Mele e pere: a seconda del grado di maturazione possono durare tra i 7 e i 10 giorni se conservate nel cassettone del frigo. Attenzione a separare mele e pere dall’altra frutta, perché la loro vicinanza fa sì che maturi più in fretta a causa dal gas etilene sprigionato dalla buccia.
  • Frutti rossi: mirtilli, more, lamponi e così via sono altamente deperibili e vanno conservati in frigo, massimo un paio di giorni.
  • Albicocche, pesche, meloni, susine e frutta estiva: appena si alza la temperatura, la frutta comincia a marcire e a deteriorare più rapidamente se lasciata fuori dal frigo. Meglio tenerla dentro, sia sul ripiano centrale che nel cassettone, al massimo per 4 giorni.

Verdura e funghi

  • Asparagi: tra gli ortaggi più deperibili in assoluto, gli asparagi detengono forse il primato. Non appena le punte iniziano a ingiallire, cosa che succede entro 2 giorni dall’acquisto, è tempo di buttarli. Per farli durare di più si possono tenere in frigo, nel cassetto, preferibilmente avvolti in un panno o un sacchetto inumidito.
  • Insalata, bieta, erbette e verdura a foglia: anch’esse molto deperibili, si conservano nel frigo fino a 3 giorni, avvolte in sacchetti di carta. Se sono molto sciupate prima di cucinarle o metterle a tavola basta farle rinverdire in acqua fredda.
  • Funghi: possono resistere in frigorifero, dentro una busta di carta, dai 3 ai 5 giorni.
  • Odori come rosmarino, sedano, basilico etc.: l’ideale sarebbe metterli fuori dal frigo e in piedi, in un bicchiere con un dito d’acqua. Essendo a tutti gli effetti piccole piantine è il modo migliore per farli durare più a lungo. Possono anche essere sottoposti a sbianchimento, indicato soprattutto per il basilico: dopo averlo lavato si getta qualche secondo in acqua bollente e, una volta asciutto, si ripone in freezer per poterlo adoperare fino a un paio di mesi. Altrimenti si possono avvolgere le radici di questi vegetali in un panno umido e inserire tutto in una busta di carta da mettere in frigo, dove durano fino a 5-6 giorni.
  • Melanzane, cavoli, zucchine, piselli, carciofi, cetrioli, finocchi e peperoni: si mantengono bene fino a una settimana dentro al cassetto della verdura.
  • Carote: si possono conservare sia fuori che dentro al frigo, in sacchetti di carta, resistono anche 10-15 giorni.

Verdura cotta

Se invece avete avanzi di verdura cotta, sia essa bollita, ripassata, al forno o in padella, è meglio riporla non nel cassettone del frigo ma nei ripiani centrali. La verdura cotta non durerà più a lungo di un paio di giorni.

E le patate?

Mai mettere le patate crude in frigo: qui gli amidi contenuti nei tuberi si trasformano in zuccheri a causa del freddo e, una volta cotti, viene prodotta una sostanza nociva, l’acrilammide.

Se cotte invece possono tranquillamente essere conservate per un paio di giorni in frigo. Per quanto riguarda quelle germogliate e il discusso rischio di ingerire solanina, basterà togliere i germogli e l’area intorno ad essi per poi lavare bene i tuberi, in modo da scongiurare qualsiasi fastidio.

Uso della pellicola per alimenti e della carta stagnola

La pellicola alimentare, a base di polivinilcloruro (PVC) può essere utilizzata per coprire vegetali acidi, come i pomodori o i limoni aperti, e le verdure in generale. Per le banane un ottimo trucco per non farle maturare troppo in fretta è quello di avvolgerne il gambo proprio con la pellicola.

L’alluminio invece è più indicato per ortaggi come il sedano o il finocchio, perché aiuta a preservarne la croccantezza.

Conservare frutta e verdura a temperatura ambiente

conservare frutta e verdura

A temperatura ambiente, durante l’inverno, può essere tenuta la frutta non ancora del tutto matura, i frutti esotici e i limoni, anche se questi ultimi, se conservati in frigo, durano in media 4 volte di più.

Alcuni prodotti poi non amano proprio il freddo, pertanto è bene lasciarli sempre fuori. Stiamo parlando di:

  • Banane
  • Pomodori, se non eccessivamente maturi
  • Fagiolini
  • Cetrioli
  • Zucchine

Meglio ancora, al buio

Alcuni ortaggi durano di più e si mantengono meglio se posizionati in un luogo al buio, arieggiato, lontano dall’umidità e dal caldo, mai sopra ai 15/20°C, come potrebbe essere un cassettone della dispensa. Il motivo è che questi alimenti, lontani dalla luce, interrompono o rallentano il processo che li porterebbe altrimenti a germogliare.

  • Aglio, cipolla, scalogno, che possono essere riposti in un sacchetto di carta con dei fori per lasciare che “respirino”. L’aglio può anche essere riposto nello sportello del frigo, dove si mantiene per circa 20 giorni.
  • Patate
  • Patate dolci
  • Zucca intera
  • Cavolo rapa
  • Rapa

Se correttamente conservati, possono essere consumati dopo un mese e più, anche se l’ideale sarebbe non andare oltre alle 2 settimane.

Altri consigli per non sprecare e avere sempre a portata di mano frutta e verdura

Ecco alcuni consigli pratici per conservare frutta e verdura più a lungo:

  • Al momento dell’acquisto è sempre bene non comprare vegetali troppo maturi a meno che non vadano consumati immediatamente. Scegliere il giusto grado di maturazione permette di gestire meglio le scorte e portare in tavola sempre alimenti gustosi e freschi.
  • Non lavare la frutta e la verdura finché non vogliamo mangiarle aiuta a evitare che marciscano anzitempo.
  • Meglio separare le foglie dell’insalata prima di metterla in frigo, per poi avvolgerle in un panno umido e riporle in un contenitore ermetico.
  • Se l’insalata appassisce, si può bollire insieme ad altre verdure e poi frullare tutto per un ottimo passato o minestrone.
  • La verdura a foglia, oltre a essere consumata cruda, si può cuocere o usare come ingrediente per torte salate e quiche, più facilmente trasportabili in caso di pranzi fuori casa.
  • A eccezione della verdura che solitamente si consuma cruda, si può ricorrere al congelamento degli ortaggi per poi utilizzarli entro un paio di settimane, massimo un mese. Prima di metterli in freezer è sempre meglio lessarli o scottarli per qualche minuto: questo vale soprattutto per piselli, zucca, zucchine, bietole, pomodori e melanzane.
  • Anche la frutta può essere congelata: sminuzzarla e cospargerla di limone prima di inserirla negli scomparti più freddi ne preverrà l’annerimento. Sconsigliato il congelamento di frutta particolarmente ricca d’acqua come anguria, ananas o melone.
  • Conserve, marmellate, sott’oli e sott’aceti fatti in casa sono infine le soluzioni più golose e durevoli per consumare tutta la frutta e la verdura in eccesso!